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Andata e ritorno

Molto spesso chi torna da un periodo vissuto in missione fatica a comunicare la portata dell'esperienza: il contesto completamente diverso da casa, le aspettative, le contraddizioni, ma anche il senso di fascinazione e l'entusiasmo verso una nuova cultura portano a sperimentare sentimenti contrastanti e talvolta si fa fatica a tenere tutto insieme. Lo chiamano "shock culturale", ma è anche l'opportunità per mettersi in gioco attraverso la curiosità, l'apertura mentale e la flessibilità, accettando le differenze come opportunità di crescita. 
Dopo venti giorni passati in Kenya, Anastasia e Giulia ci raccontano della loro esperienza con i ragazzi e la comunità del Welcome to the Family di Nakuru.
"Fin da subito ci siamo rese conto che non potevamo far nulla per cambiare le cose e tantomeno per aiutare. Di certo rallentavamo gli educatori e i bambini durante le loro attività quotidiane come il lavoro nei campi, eppure tutti ci hanno accolte con estrema disponibilità, pazienza ed entusiasmo" ammette Giulia, che aggiunge: "ciò che davvero mi porto nel cuore dopo questa esperienza è proprio la loro accoglienza: i loro sorrisi, la loro voglia di stare con noi e di raccontarci la loro storia".
Anastasia invece porta a casa una grande lezione: "i sorrisi  che mi hanno donato i bambini incontrati in Kenya hanno illuminato le mie giornate e mi hanno insegnato che la felicità può nascere dalle cose più semplici e genuine".