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Elena

Elena, giovane volontaria di Missioniamoci, non immaginava che da alcuni incovenienti legati al viaggio in Angola avrebbe invece riscoperto se stessa e le sue risorse personali. Partita con qualche timore, ha invece trovato uno spazio in cui mettersi in gioco per ritrovare la fede e la felicità, attraverso l'accoglienza e... la Provvidenza.
"Il 18 luglio scorso sono partita per Luanda e al mio arrivo in aeroporto ad attendermi c’era sorella Loris, con fratel Felipe. Appena l’ho vista, da lontano, mi sono commossa e ho iniziato a piangere. Devo ammettere che le paure erano tante, come le aspettative; ma lei, con la sua delicatezza e premura, mi ha fatto sentire a casa. Per partire mi è servito un grande coraggio, ma dopo ne ho raccolto grande soddisfazione perchè da questa esperienza ho dato vita ad un nuovo inizio.
Il primo sostanziale inconveniente è che la scuola dove dovevamo fare servizio era chiusa, ma ben presto la Provvidenza ha voluto che due settimane dopo il nostro arrivo, nella comunità di Sãn João Calabria, fratel Sete iniziasse il Plano de férias, ossia il grest per i bambini del quartiere, nel quale ci siamo potute inserire. Però le prime due settimane ci hanno messo veramente alla prova. Dopo un po’ di giorni, quel tempo “vuoto” che inizialmente non sapevo come riempire é diventata un'occasione per viverlo appieno cercandovi un significato. La Provvidenza. L’ho colta in diverse occasioni e in diverse persone: nelle mie compagne di viaggio, nell’essere stata accolta da sorella Loris e dai volontari italiani, in sorella Ana e fratel Sete, in padre Sissimo e padre Kalique, in fratel Bento. Mi hanno fatta sentire a casa, in famiglia e hanno saputo accogliere e custodire le mie fatiche e le mie risorse. La gioia più grande, oltre a quella di aver accresciuto la mia fede, è stata quella di scoprire la felicità, che tanto desideravo. Inizialmente pensavo di trovarla nel servizio che avrei dovuto svolgere a scuola e, quindi, in qualcosa di pratico; ma poi l’ho trovata nella fede, nell’amore e nelle relazioni. Ora, quando mi interrogo su cosa mi sono portata a casa dall’Angola e cosa mi hanno lasciato gli angolani, rispondo immediatamente: “la felicità, la fede, la bellezza di riconoscersi come fratelli, il sentirsi accolti e il far sentire accolti gli altri, l’amore come dono, in definitiva l’essere casa”.