"C'è stato bisogno di fare vuoto dentro me per recuperare il valore profondo del viaggio in Angola. Un vuoto necessario perché il pieno dei 21 giorni è stato tanto, nell’incontro, nella danza, nella musica, nella clownery e in tutte le emozioni che mi hanno abitata. Un tempo che ha dato vita all'esperienza concreta di animazione presso l'ospedale Divina Providencia del don Calabria a Luanda.
L'accoglienza ricevuta mi ha donato subito sicurezza e fiducia, quell'accoglienza che riconosci e che sa sempre di casa; infatti, arrivare in aeroporto e trovarmi "attesa" è stato il primo segno di calore ricevuto. Già dal pomeriggio del nostro arrivo, irmão Miranda ci ha presentate all'equipe dell'ospedale, per dare forma concreta al nostro essere lì.
E nel giro di un giorno ci siamo ritrovate subito in corsia. Sebbene io conosca la realtà dell'ospedale, è sempre forte perché lì si vive qualcosa di estremamente delicato e sofferente, soprattutto quando sono i bambini ad essere ospedalizzati.
E così le nostre giornate sono state scandite da un ritmo costante: al mattino eravamo posizionate nella veranda della pediatria, dove arrivavano le mamme con i bambini per i controlli del peso e di crescita. È stato un tempo pieno, di incontro nell'animazione dove da lì poteva passare un messaggio di speranza e di trasformazione.
Poi arrivavano i pomeriggi dove proseguivamo il nostro servizio nel reparto pediatrico. Con il naso rosso dipinto sulla mascherina, andavamo con delicatezza nelle stanze; nonostante l'esperienza di anni, riconosco anche di essere allo stesso tempo vulnerabile di fronte a certe situazioni. Cantavamo per dare il benvenuto, danzavamo per trasformare lo spazio, provando a lasciare una scia di bellezza e di sorrisi. C'erano bimbi talmente stanchi e fragili che dormivano spesso, e faticavano a sorridere e a reagire. Cantavamo per loro e per le loro mamme, perché rendere felice una mamma, soffiarle via un po' i pensieri, la rendeva più leggera, almeno per un po', ma siamo convinte che questo poco è un atto concreto d'amore che poi può essere restituito al bambino.
Le giovani madri con il loro meraviglioso spirito angolano, dopo qualche giorno si posizionavano già in camera attendendo il nostro arrivo e nel giro di breve le camere si trasformavano in una sala da ballo, in un teatro, in una stanza della gioia. L'atmosfera era straordinaria, di famiglia, tanto da richiamare le infermiere e i medici che spesso si univano felici danzando e cantando con noi. Ecco cosa fa l'amore, crea l'arte dello stare insieme, la tela colorata dell'amicizia, genera il fiorire dei cuori. E ogni giorno, per 21 giorni, noi siamo fiorite, con e per ogni bambino e mamma, sperando di aver fatto fiorire anche loro".
L'accoglienza ricevuta mi ha donato subito sicurezza e fiducia, quell'accoglienza che riconosci e che sa sempre di casa; infatti, arrivare in aeroporto e trovarmi "attesa" è stato il primo segno di calore ricevuto. Già dal pomeriggio del nostro arrivo, irmão Miranda ci ha presentate all'equipe dell'ospedale, per dare forma concreta al nostro essere lì.
E nel giro di un giorno ci siamo ritrovate subito in corsia. Sebbene io conosca la realtà dell'ospedale, è sempre forte perché lì si vive qualcosa di estremamente delicato e sofferente, soprattutto quando sono i bambini ad essere ospedalizzati.
E così le nostre giornate sono state scandite da un ritmo costante: al mattino eravamo posizionate nella veranda della pediatria, dove arrivavano le mamme con i bambini per i controlli del peso e di crescita. È stato un tempo pieno, di incontro nell'animazione dove da lì poteva passare un messaggio di speranza e di trasformazione.
Poi arrivavano i pomeriggi dove proseguivamo il nostro servizio nel reparto pediatrico. Con il naso rosso dipinto sulla mascherina, andavamo con delicatezza nelle stanze; nonostante l'esperienza di anni, riconosco anche di essere allo stesso tempo vulnerabile di fronte a certe situazioni. Cantavamo per dare il benvenuto, danzavamo per trasformare lo spazio, provando a lasciare una scia di bellezza e di sorrisi. C'erano bimbi talmente stanchi e fragili che dormivano spesso, e faticavano a sorridere e a reagire. Cantavamo per loro e per le loro mamme, perché rendere felice una mamma, soffiarle via un po' i pensieri, la rendeva più leggera, almeno per un po', ma siamo convinte che questo poco è un atto concreto d'amore che poi può essere restituito al bambino.
Le giovani madri con il loro meraviglioso spirito angolano, dopo qualche giorno si posizionavano già in camera attendendo il nostro arrivo e nel giro di breve le camere si trasformavano in una sala da ballo, in un teatro, in una stanza della gioia. L'atmosfera era straordinaria, di famiglia, tanto da richiamare le infermiere e i medici che spesso si univano felici danzando e cantando con noi. Ecco cosa fa l'amore, crea l'arte dello stare insieme, la tela colorata dell'amicizia, genera il fiorire dei cuori. E ogni giorno, per 21 giorni, noi siamo fiorite, con e per ogni bambino e mamma, sperando di aver fatto fiorire anche loro".