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Angola e Coronavirus - quali sviluppi?

La pandemia da Covid-19, che ha raggiunto il suo picco in Europa tra marzo e aprile, si sta propagando anche nel continente africano seppur in maniera più lenta. Negli ultimi giorni i casi accertati in Angola sono 45, di cui 2 decessi. Dall'Hospital Divina Providência di Luanda ci arrivano alcuni aggiornamenti.
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In Angola, c'è molta preoccupazione per la diffusione del coronavirus Covid-19. I primi casi sono stati accertati all’inizio di marzo e si tratta di casi “importati”, cioè persone rientrate da paesi come il Portogallo, il Brasile e il Sud Africa. Il Governo ha risposto prontamente applicando la quarantena domiciliare, istituendo centri di quarantena per i rimpatriati, assicurando il testaggio ai pazienti interessati e decretando il lockdown.
A spaventare rimane comunque la possibilità che il virus si propaghi nella capitale: la conformazione urbana, la grande densità di popolazione nella capitale e il fatto che la maggior parte della popolazione viva di piccole attività informali quali probabilmente uniche fonti di sostentamento (come la vendita di prodotti nei mercati, o per strada) potrebbero rendere vane le misure finora adottate. 
L'Hospital Divina Providência di Luanda ha dovuto adattarsi ed entrare anch'esso in modalità emergenza: ha sospeso le visite specialistiche e le visite mediche di routine. Le cinque unità periferiche hanno mantenuto in funzione solo il servizio per le urgenze e i vaccini. Nell’unità centrale invece continuano a seguire le urgenze, è ancora attivo il laboratorio, la farmacia, i centri per l’HIV e la TB e i due reparti adulti e bambini per garantire l'assistenza sanitaria nei limiti del possibile, rispettando anche tutte le disposizioni in materia di biosicurezza. La difficoltà maggiore rimane la reperibilità dei DPI (dispositivi di protezione individuale) e la forte speculazione sui prezzi di materiali ed equipaggiamenti sanitari, dovuta anche alla crisi economica che affligge il paese ormai da qualche anno.
L'ospedale cerca di sostenere anche il suo stesso personale sanitario, attraverso corsi di formazione specifici per spiegare a tutti i collaboratori come prevenire i contagi e mostrare le migliori pratiche da adottare sull’utilizzo dei DPI e infine si è attivato per l'autoproduzione di mascherine.


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